nZeb e Passivhaus sono la stessa cosa?
nZeb e Passivhaus possono pressoché coincidere, se parliamo teoricamente di prestazione energetica di un edificio: la prestazione energetica di un edificio è la quantità di energia, calcolata o misurata, necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico connesso ad un uso normale dell’edificio, compresa l’energia utilizzata per il riscaldamento, il rinfrescamento, la ventilazione, la produzione di acqua calda e l’illuminazione.
Teoricamente essi coincidono perché entrambi fanno riferimento ad edifici ad altissima efficienza energetica, caratterizzati da una richiesta pressoché nulla di energia primaria per garantire il confort dell’abitante al suo interno. La differenza si ha invece a livello lessicale (ed alla origine dei due termini) e dal punto di vista pratico, perché il Passivhaus è un protocollo architettonico e progettuale uguale in tutto il mondo, mentre l’nZEB è una definizione teorica che in pratica può avere valori e protocolli diversi per ogni nazione europea, anche se ci sono molti istituti nazionali di ricerca che spingono per far coincidere questi protocolli nazionali. Ma vediamo nello specifico i due termini.
Nzeb perchè
Il termine nZEB (Nearly Zero Energy Building) viene proposto per la prima volta, nel 2010, all’interno di una direttiva europea (un insieme di norme decretate dalla comunità europea che obbliga gli stati membri a un determinato risultato, a cui ogni stato è tenuto ad adeguarsi; ognuno dovrà decidere e normare i mezzi per ottenerlo). Questa direttiva nasce all’interno della strategia chiamata “Europa 2020” il cui scopo è spingere gli stati membri al proprio sviluppo sostenibile e a ridurre del 20% le emissioni ed i consumi energetici entro il 2020 l’Europa.
Nello specifico architettonico la direttiva europea è la EPBD (Energy Performance Building Directions) 31/2010. In questa direttiva il concetto di n ZEB è definito come “un edificio ad altissima prestazione energetica. “Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”. Ma si demanda ai singoli paesi membri di redigere normative che definiscano il valore del fabbisogno molto basso e le normative per ottenerlo e a renderla operativa dal gennaio 2021.
Passivhaus perché
Il termine Passivhaus nasce nel maggio 1988 da una collaborazione tra Bo Adamson dell’Università di Lund in Svezia e Wolfgang Feist dell’Institut für Umwelt und Wohnen (Istituto per l’Ambiente e l’Edilizia) in Germania; loro sono stati i primi a sviluppare e promuovere delle azioni concrete verso la teorizzazione e la realizzazione pratica di edifici ad Energia quasi Zero. Nel 1996 il dott. Feist, grazie alle sue ricerche ed agli edifici realizzati, definisce un protocollo edilizio che fa capo alle ricerche del Passivhaus Institut, fondato sempre da lui nello stesso anno.
Il Passivhaus è un edificio che deve rispettare determinati criteri come il fabbisogno di energia primaria per riscaldamento, raffrescamento, approntamento e distribuzione acqua calda sanitaria, energia elettrica degli elettrodomestici e corrente elettrica “ausiliaria”, (ovvero a servizio degli impianti) tali da garantire un elevato confort abitativo, richiedendo un dispendio energetico quasi zero. Questo protocollo è caratterizzato da dei valori bassi e prefissati di consumo energetico che non devono mai essere superati per tutto il ciclo vita ed il reale funzionamento dell’edificio per poter essere certificato Passivhaus.
Passivhaus e nZEB e fonte rinnovabili
Entrambi richiedono, dove vi fosse necessità di consumare energia, che questa energia debba provenire per la maggior parte (o quasi la sua totalità) da una fonte rinnovabile. Il Passivhaus ulteriormente richiede anche che ogni impianto, ogni macchina o sistema usato abbia un coefficiente di prestazione (C.O.P.) superiore a 2. Il C.O.P è quindi un parametro che rappresenta la resa di funzionamento di un impianto o macchina e indica la quantità di calore immesso (riscaldamento) o asportato (raffreddamento) in un ambiente rispetto alla energia (lavoro) impiegato per produrlo; C.O.P uguale a 2 significa che per produrre una energia (calore o raffrescamento) si deve consumare una quantità di un’altra energia (elettrica, gas…) inferiore della metà di quella prodotta.
Rapporto tra nZEB e Passivhaus
Il fatto che questi due termini abbiano, a livello teorico, le stesse finalità e scopi è dovuto al fatto che per la stesura della direttiva 31/2010, i redattori si sono ispirati al protocollo Passivhaus, essendo quest’ultimo il primo protocollo concreto che garantisse, praticamente, la realizzazione e la concordanza con i valori teorici e di progetto. Giustamente, per garantire libertà di scelta dei singoli paesi membri, l’Europa non si può vincolare ad un protocollo piuttosto che un altro e per questo motivo ha usato il termine nZEB per riferirsi agli edifici a fabbisogno energetico molto basso e quasi nullo.
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